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Sonia Delaunay

L’arte che incontra la moda.

Sonia Delaunay - L’arte che incontra la moda

Sonia Delaunay

L'arte che incontra la moda

SONIA TERK DELAUNAY (Hradyzk 1885 - Paris 1979)
La fantasia nell’eleganza.

La rassegna che vi presentiamo è dedicata alle creazioni di moda di Sonia Delaunay, artista anticonformista e poliedrica che ha rivoluzionato la storia dell’arte, della moda e del costume del secolo scorso.

In mostra 27 litografie, realizzate con la tecnica del pochoir, tratte dalle silohuettes eseguite da Sonia Delaunay tra il 1919 e il 1928  nel suo Atelier Simultané a Parigi e pubblicate nel libro d'artista “Tableaux vivants” dall'editore e gallerista Jacques Damase. 

Sonia sentì il costante bisogno di portare l’arte in qualsiasi aspetto della vita quotidiana. Un’artista a tutto tondo, difficilmente catalogabile, la cui opera va ben oltre la semplice pittura. La sua ricerca sui colori e sulle forme si manifestò nella grafica, nella decorazione, nell’arredamento e, soprattutto, nella moda.  “Non ci sono differenze tra la mia pittura e i miei, così detti, lavori decorativi. L’arte minore non deve mai essere considerata un’arte di frustrazione ma una libera espansione, una conquista di nuovi spazi. È l’applicazione della ricerca stessa”. (1)

Fortemente ispirati al cubismo orfico gli abiti simultanei di Sonia sono costituiti da forme semplici e taglio dritto per far risaltare il colore, protagonista indiscusso delle sue creazioni. 

Nei suoi vestiti l’arte astratta diventa un qualcosa di concreto e assolutamente comprensibile a un pubblico più vasto ed eterogeneo. 

Nel 1911 l’artista creò con le sue mani una piccola coperta per suo figlio: un patchwork in stile cubista, fatto con ritagli di stoffe di diversi colori e materiali. Intorno a quegli anni iniziò a realizzare tappezzerie, libri, cappelli, ombrelli e addirittura interni di automobili.

Sonia capì ben presto che la sua pittura poteva essere applicata anche all’abbigliamento. Sarà lei stessa, nel 1913, ad indossare i suoi abiti al Bal Bullier, una sala da ballo parigina che lei e il marito Robert frequentavano regolarmente, un luogo simbolo, vero e proprio punto di incontro e di confronto tra artisti e poeti dell’epoca.
Nel 1923 un produttore di seta di Lione le commissiona cinquanta disegni e l’anno dopo apre l’Atelier Simultané, in Boulevard Malesherbes. I tessuti che compongono gli abiti sono caratterizzati da texture vivaci raffiguranti composizioni di rettangoli, cerchi, figure geometriche regolari e irregolari, linee e macchie di colore. La forma lineare e senza tagli dell’abito degli anni Venti era perfetta per questo tipo di silohuettes: non interrompeva il disegno e consentiva ai colori di creare gli effetti dinamici voluti, sui corpi in movimento.

Le immagini in mostra testimoniano lo stato d’animo di un’artista libera e passionale, ed evidenziano al tempo stesso la ricerca consapevole sul motivo, studiato nelle sue innumerevoli varianti di tonalità, ritmo, vibrazione e forma. Tessuti e abiti obbediscono tutti allo stesso principio: l'equilibrio di volumi e colore. Sonia Delaunay amava definire il colore “la pelle di questo nostro mondo” un mondo che lei stessa cercò di migliorare, “restituendogli felicità”, come scrive Damase: “Il Novecento ha legato il mondo alle convenzioni e al grigiore che imponeva, si è assistito alla nascita di generazioni che quasi dalla culla portavano un lutto più cupo di quello di un cavallo di un carro funebre. Quale misteriosa paura ha costretto il mondo a privarsi del colore, del frutto proibito, del tabù, da cui Sonia Delaunay è stata la prima a liberarci?”.(2)

Il suo lavoro contribuì indubbiamente all’evoluzione dell’abbigliamento e del gusto nell’arredo moderno e la rivoluzione cromatica che né derivò è tutt’oggi fonte d’ispirazione per molti stilisti. Collaborò con Chanel, Heim, Lanvin e vestì attrici famose come Greta Garbo e Gloria Swanson.

“Sonia Delaunay non reputa le cose familiari, le cose della vita, inferiori come contenuto ai quadri che la resero nota … Voglio ancora ringraziarla per aver abolito questo pregiudizio, di amare la vita, e di donarci dei capolavori che fanno più belli i nostri gesti quotidiani”, (3) così René Crevel riassume il suo intero percorso artistico.

Sonia Delaunay ha ridefinito il concetto stesso di “donna moderna”, tentando di rovesciare la separazione di genere in un mondo dominato dagli uomini. La sua è la storia di una donna forte ed esuberante che ha visto l’arte in tutto e che ha saputo superare crisi familiari, finanziarie e due guerre mondiali, mai arrendendosi e continuando invece a reinventarsi, risorgendo dai suoi fallimenti come l’araba fenice per colorare il suo mondo (e quello degli altri) dei colori della sua anima.

Biografia
Sonia Terk (poi Delaunay) nasce nel 1885 in Ucraina, studia inizialmente a San Pietroburgo ma nel 1906 si trasferisce a Parigi, dove inizia a dipingere influenzata da Paul Gaugin, Vincent Van Gogh e i Fauves. Nel 1909 conosce Robert Delaunay ed è subito grande amore. Si sposano l'anno successivo dando vita ad un vero e proprio sodalizio artistico, in una Parigi in pieno fermento. Teorizzano il movimento pittorico del cubismo orfico od orfismo, che vedeva il colore come protagonista della loro ricerca artistica; lavorano sui colori complementari, che accostati fra di loro si illuminano a vicenda dando la sensazione di movimento e la possibilità di rappresentare quella che veniva definita “la terza dimensione” ossia il tempo. Allo scoppio della prima guerra mondiale Sonia e Robert si trovano in vacanza in Spagna. Decidono di non tornare a Parigi, ma di restare nella penisola iberica, usando l'isolamento per concentrarsi sul loro lavoro. Sonia rifiuta di limitare se stessa alla pittura, portando l’orfismo oltre i confini della tela. Nel 1917 eseguirà, per Sergei Diaghilev, i meravigliosi costumi per i balletti russi, dando così forma alla sua grande passione per i tessuti. A Madrid, in questo stesso periodo, inizia a vestire l'alta società spagnola. Col rientro a Parigi apre il suo Atelier Simultané, un laboratorio dove la sua arte si espande ai tessuti, agli arazzi, all’arredamento d’interni e all’abbigliamento in una perfetta armonia creativa. Una serie di vicende personali ed economiche, soprattutto a seguito della crisi del '29, la porteranno a chiudere l'atelier ma continuerà a dedicarsi alla moda anche successivamente.
Nel 1941 muore il marito Robert. Da lì a qualche anno il genio creativo di Sonia Dealunay viene pienamente riconosciuto: fu la prima donna a cui fu dedicata una retrospettiva al Louvre nel 1964 e ad essere decorata con la Legion d’Onore francese nel 1975. Muore a Parigi nel 1979, dopo aver ricevuto premi e gratificazioni nei musei d’arte contemporanea di tutto il mondo ed aver influenzato generazioni di stilisti.

(1) (2) (3)Jacques Damase, Guillame Apollinaire e Blaise Cendras, “Tableaux vivants”, Daniel Jacomet di Parigi, 1969.

Bibliografia:
-Jacques Damase, Guillame Apollinaire e Blaise Cendras, “Tableaux vivants”, Daniel Jacomet di Parigi, 1969.
-Jacques Damase, Sonia Delaunay 1925. Robes et gouaches simultanées. L'art et le corps, rythmes - couleurs en mouvement, 1974.
-Marina Bairrao, Ruivo e Matteo Bianchi, Sonia Delaunay. Atelier Simultané 1923 -1934, Pagine d'Arte, 2006.

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Sono da considerarsi stampe originali (silografia, bulino, puntasecca, acquaforte, acquatinta, litografia, serigrafia, ecc.) le prove tirate in nero e a colori da una o più lastre concepite dall’artista stesso, qualunque sia la tecnica impiegata per realizzarle. Nel XX secolo molte delle tecniche tradizionali hanno subito variazioni dovute al perfezionamento della tecnologia e al desiderio degli artisti di sperimentare nuove forme espressive, per cui nelle stampe originali incontriamo tecniche con base fotografica o eliografica, fino a elaborazioni di immagini eseguite con l’ausilio del computer. Queste particolarità vengono indicate nelle schede tecniche dell’opera. Le stampe giapponesi non seguono queste regole: l’artista eseguiva un disegno su carta molto sottile, espressamente per l’incisione questo veniva incollato al rovescio sulla lastra che poi veniva incisa dallo hori-cho (silografo), sotto il controllo dell’artista. Veniva incisa una lastra per ogni colore. Lo stato è una modifica volontaria alla lastra, mentre la variante è una modifica accidentale alla lastra o si riferisce alla qualità o alla carta. La qualità o bellezza dell’impressione è indipendente dallo stato, dalla conservazione, dalla rarità, dal soggetto e dall’autore (una prova tarda di ultimo stato, se stampata con cura, può essere di alta qualità; e si intende che la qualità è alta o bassa nell’ambito della medesima tiratura). Gli aggettivi d’uso internazionale per definire la qualità sono, in ordine decrescente: superba, splendida, magnifica, bellissima, bella, discreta, mediocre, stanca e povera. Per le stampe moderne e contemporanee, quando non si tratti di prove di stampa o di tirature non documentate ma di esemplari appartenenti ad una tiratura, in cui il primo esemplare e l’ultimo non hanno differenze di qualità, queste vengono indicata con il termine “perfetto esemplare”. Per le stampe giapponesi la qualità del colore viene indicata coi seguenti aggettivi in ordine decrescente: brillante, ottimo, buono, discreto, pallido. Si menziona sempre l’esistenza o meno della firma. Si ricorda, tuttavia, che questa, non è di nessuna utilità né nella certificazione dell’autenticità né nell’attribuzione. Dunque l’assegnazione di una stampa ad un autore, diversamente di quella di un disegno o di un quadro, venendo impressa in più esemplari può venire considerata, opera pubblicata e perciò di autore certo e documentato. Per le stampe antiche e giapponesi è difficile parlare di tiratura poiché esse venivano generalmente stampate a seconda della richiesta. Oltre alle due grandi divisioni, coeve e tarde, le stampe venivano tirate in tempi diversi a seconda della domanda. Per edizione corrente si intende una tiratura ampia, alle volte anche oltre il migliaio di copie, voluta dall’autore e dall’editore, spesso come tavola fuori testo di libri o riviste d’arte. Non sono da considerarsi artisticamente opere minori, molte hanno avuto un’edizione parallela di lusso. La rarità è dovuta o alle poche impressioni eseguite, o alla legge della domanda-offerta e ancora la qualità della conservazione viene indicata con le seguenti frasi in ordine decrescente: in eccezionale stato di conservazione, in perfetto stato di conservazione (ad eccezione di...), in buono stato di conservazione (ad eccezione di...). I margini vengono così classificati: sottilissimo fino a 1 mm, sottile da 1 a 2 mm, piccolo da 2 a 4 mm.buono da 4 a 15 mm, ampio oltre i 15 mm, intonso è un foglio che conserva le misure in cui è stato fabbricato o stampato, con editoriale si intende un foglio che è stato messo in commercio senza margini o con una precisa dimensione di carta scelta dall’artista di concerto con l’editore. Le misure sono tutte in millimetri, altezza per base, si riferiscono per le stampe in cavo (acquaforti, bulini,...) all’impronta del rame, per le silografie alla linea marginale e, in difetto di queste, al foglio, per le litografie e serigrafie si riferiscono all’immagine e non al foglio. Talvolta i cataloghi ragionati riportano misure leggermente diverse, ciò può dipendere dai criteri di misurazione o dall’elasticità della carta che, a seconda della temperatura/umidità degli ambienti in cui è stata conservata o dalla pressione del torchio, si restringe o si allarga. L’autenticità delle stampe originali e la loro corrispondenza alle caratteristiche descritte nella nostra “dichiarazione di autenticità” verrà rilasciata all’acquisto di ogni opera.