Giappone a colori



TECNICA DELLA XILOGRAFIA GIAPPONESE TRADIZIONALE

La tecnica

La xilografia (dal greco xylographêin composto di ‘xilo’ e ‘grafia’; letteralmente ‘scrivere su legno’) è un procedimento di stampa in cui la matrice è costituita da una tavoletta di legno sulla quale si intaglia l’immagine desiderata. L’artista traccia sulla tavoletta l’immagine, quindi, con strumenti affilati, scalpelli e sgorbie, asporta le parti che vorrà bianche sul foglio, lasciando in rilievo quelle che riceveranno l’inchiostro. Dai solchi scavati emergono sottilissime e delicate lamelle. La matrice così preparata è pronta per ricevere l’inchiostro, si adagia la carta e si esercita una lieve pressione con un rullo. L’operazione ovviamente si ripete per ogni copia.

I grandi maestri dell’Ukiyo-e elaborarono verso la metà del 1700 una tecnica che permetteva loro di ottenere immagini a colori tramite più matrici. Mantenendo un registro perfetto venivano intagliate diverse lastre, una per ogni colore desiderato, quindi inchiostrate e stampate in successione sul medesimo foglio.

Matrici

Per la produzione delle matrici si utilizzava legno di ciliegio, per la sua capacità di rimanere stabile in condizioni di umidità, per la durezza che consentiva di stampare un considerevole numero di copie prima che le linee cominciassero a mostrare segni di usura, tuttavia, era abbastanza malleabile da consentire l’incisione di motivi sottili e complessi. Inoltre, nelle prime impressioni, era possibile trasferire sul foglio la caratteristica e bella venatura del ciliegio.

Gli strumenti

L’acciaio con cui venivano forgiati gli scalpelli e le sgorbie era modellato con la stessa tecnica utilizzata per la produzione delle katane, era un procedimento manuale lungo e faticoso nel quale l’acciaio veniva più e più volte ripiegato su se stesso, quindi lucidato fin quando la lama risultava perfettamente affilata.

La stampa

La matrice era ricoperta con un foglio di carta umido che veniva strofinato con un baren (spazzola in bambù) per facilitare il trasferimento del colore. Il baren è uno strumento a forma di disco piatto con una maniglia. Lo spazzolamento avveniva con movimenti circolari, sapientemente alternati e dosati dallo stampatore per ottenere interessanti effetti visivi durante il processo di stampa.

I colori

Durante il periodo Edo (1603-1868), i pigmenti utilizzati per questa tecnica erano di origine naturale. Dal il periodo Meiji in avanti, quando il Giappone aprì i propri confini, si cominciarono ad importare pigmenti chimici, dai colori più accesi e sgargianti.

La carta

La carta utilizzata, washi, veniva prodotta a partire da fibre di corteccia di gelso. Era una carta seppur molto sottile, sufficientemente robusta da resistere alla pressione del baren.

Stampe giapponesi